Come ricercare la crescita personale e delle aziende grazie a Dante e Virgilio: intervista a Simone Terreni

31.03.2022 - Tempo di lettura: 4'
Come ricercare la crescita personale e delle aziende grazie a Dante e Virgilio: intervista a Simone Terreni

Avete mai pensato a Dante e Virgilio come due coach che possono aiutare a crescere sia dal punto di vista professionale che personale? E che possono “suggerire” a imprenditori e HR come gestire al meglio le persone, individuare i leader adatti e valorizzare i team?

Se non l’avete mai fatto, ci ha pensato lui, Simone Terreni, autore del libro “A superar lo inferno”, edito da Flaco Edizioni Group con il marchio Tre Foglie e uscito nel novembre scorso.

Con Simone, imprenditore digitale, formatore e appassionato – neanche a dirlo – di Dante, cerchiamo di capire come la Commedia, tanto studiata a scuola e volte persino odiata, sia in realtà il vero primo libro di crescita personale e possa dare degli spunti interessanti per affrontare la complessità del mondo attuale.

Simone, intanto partiamo con gli “albori”: perché hai scritto un libro del genere e in che modo possiamo considerare Dante e Virgilio delle figure contemporanee?

“L’idea, a dire il vero, è venuta all’editore Enrico Flacowski a seguito del fatto che tutte le domeniche mattine su TikTok registro dei video su Dante. Una cosa che Enrico ha apprezzato molto e per la quale mi ha proposto di attualizzare Dante. Non ci conoscevamo, ci siamo sentiti via LinkedIn e da lì è nato tutto. Per me, che ho due aziende, una di VOIP e telecomunicazioni e l’altra di organizzazione eventi e formazione, è stata sicuramente una sfida: quella cioè di raccontare questo percorso interiore di Dante e capire come possa essere ancora uno spunto di riflessione e introspezione.

Virgilio, come si legge nel canto XXIV dell’Inferno, è il prototipo del coach di oggi. Dice a Dante, quando si vuole riposare perché stanco: “Non ti puoi fermare adesso”. Quel “non puoi mollare” è molto attuale così come lo è il rapporto tra Dante e Virgilio che è quello tra un allievo e un maestro. Se ci pensa, poi, la Divina Commedia è un percorso in cui si comincia male, si superano diversi ostacoli e man mano si cerca di elevarsi. Raccontarlo come un cammino è stato quasi spontaneo.

Una scelta che per me non poteva essere diversa: sono nato a 20 minuti dai luoghi natali di Leonardo e di Alighieri; pertanto, ‘dovevo mettermi l’anima in pace’ che dei geni c’erano già, allora mi sono detto ‘Cerchiamo di imparare un po’ da loro’. Da imprenditore ho letto spesso libri di crescita personale e mi sono chiesto: ‘Perché dobbiamo rivolgerci ai modelli culturali americani, non riusciamo oggi ad avere un modello diverso?’. Durante la pandemia, mi sono rimesso a leggere Dante e ho trovato un nesso con la vita di oggi”.

Quali suggerimenti daresti a un imprenditore o qualsiasi lavoratore per apprezzare al meglio il tuo libro, sia che si conosca Dante che non lo si conosca?

“Sostanzialmente ogni capitolo è un capitolo a sé e se li si legge tutti insieme, resta poco o nulla. Il mio consiglio è di aprire il libro e scegliere il capitolo di cui si ha bisogno, trattando questo testo come un ambizioso piccolo manuale di crescita personale e trovando di volta in volta le riflessioni più adatte alla situazione che si sta vivendo. Nel libro c’è tanto anche della mia vita di imprenditore, volevo creare una sorta di compendio e per ogni capitolo individuare una sorta di call to action”.

Tra i vari “consigli” che possiamo estrapolare dal libro c’è quello di sviluppare l’empatia, “skill” di cui si parla sempre di più. Come si può allenare questo modo di essere e come può farlo chi è a capo di un’azienda?

“L’empatia è qualcosa che riguarda più la crescita personale che dell’azienda in sé e, nel caso del nostro Dante, possiamo dire che ha un atteggiamento empatico nei confronti di tutte le anime che incontra. La sua modernità consiste in questo: quando incontra le persone all’Inferno è come se si immedesimasse in loro: soffre con loro o li giudica in modo spietato. Quando incontra le persone del passato, Paolo e Francesca, Ulisse, Farinata, il Conte Ugolino, nutre verso di loro un’empatia che è data anche dal fatto che i personaggi dell’allegoria sono in realtà Dante stesso.

Andando al mondo attuale, si può sviluppare empatia se, come fa Dante, si porta avanti un dialogo interiore con sé stessi: è infatti nei nostri confronti che dovremmo essere empatici. Spesso diamo per scontato quello che siamo e non ci mettiamo in discussione. Ma ciò non ci aiuta: come si può entrare in empatia con qualcun altro se si pensa sempre di comportarsi in modo corretto?

Lato azienda, anche puntare su corsi di formazione professionali può aiutare i collaboratori a mettersi in discussione e riflettere su chi sono e cosa stanno facendo”.

E come si impara l’ascolto, altra dote in cui si parla nel libro?

“Il non sapere ascoltare è uno dei difetti maggiori nel modo di fare comunicazione oggi, anche perché non esiste una scuola dell’ascolto, nessuno ti insegna a farlo così come non viene peraltro insegnato a parlare in pubblico. Dobbiamo ricordare che sostanzialmente tutti apprendiamo per imitazione e se siamo abituati alle interruzioni è così che ci comportiamo con gli altri, ossia interrompendoli.
Empatia e ascolto sono doti che si possono sicuramente allenare personalmente, a livello aziendale invece si può agire per migliorare la comunicazione, cosa non sempre facile. Spesso capita, specie internamente, che una divisione o un team non sappia a cosa stiano lavorando gli altri e invece questo aspetto è molto importante. Come imprenditore punto molto sul fare riunioni aziendali, di reparto, con singole persone, due team building l’anno e punto al coinvolgimento costante. Nel mio caso, come CEO, faccio una proposta di obiettivi aziendali che vogliamo raggiungere, proposta che viene valutata con altre persone dell’azienda e ci porta ad arrivare a una sorta di contrattazione che nasce appunto dal rendere le persone partecipi.

Questo non vuol dire che bisogna fare riunioni lunghe: bastano anche 30 minuti con le persone che lavorano insieme a quell’aspetto o quel progetto. Perché le riunioni di questa durata siano proficue è fondamentale avere un ordine del giorno.

Altro strumento importante per aiutare la comunicazione sono i report, fatti non solo di numeri ma che appunto prevedono sempre un coinvolgimento delle persone. E questo, in generale, dovrebbe riguardare qualsiasi iniziativa. La mia azienda ha di recente compiuto 16 anni. Per decidere come festeggiarli mi sono confrontato con il responsabile marketing, abbiamo cercato di capire quali azioni mettere in campo e poi abbiamo coinvolto i dipendenti con un sondaggio per capire cosa ne pensassero. In questo modo abbiamo ‘costruito’ insieme il tutto cercando di fare una comunicazione che fosse aperta”.

Nel canto XI tra i consigli sempre attuali c’è quello di sfruttare bene il tempo. Cosa ci insegna l’Inferno dantesco in questo caso?

“La questione del tempo è importante, per questo si fanno corsi di time management, nel caso della mia azienda li organizziamo in genere a 3-4 mesi di distanza dall’ingresso del nuovo personale e con più persone. E questo perché vogliamo dare la possibilità ai nuovi assunti di ‘provare’ le difficoltà in prima persona. Chi assume un collaboratore deve mettere in conto che inizialmente possa avere delle difficoltà a gestire le e-mail, le riunioni, che magari spesso perderà il focus di quello che deve fare e dovrà impiegare del tempo per riprenderlo. Sono tutte cose da mettere in conto e infatti la capacità di sfruttare bene il proprio tempo è qualcosa di importante sia per l’azienda che per i collaboratori stessi. Nel caso di Dante e Virgilio, nel canto XI si vede come ‘per trovare tempo bisogna darsi del tempo’. Superate le prime prove, una volta che si è a un livello di coscienza superiore bisogna imparare a riflettere, fermarsi e studiare. Bisogna apprendere come dosare i momenti di pausa e alternare quelli dedicati allo studio e al lavoro. Dante sa che il tempo quando si è in vita è determinante e non va sprecato”.

Nel canto XXII emerge un altro tema molto attuale ossia quello della gestione dei conflitti in un team. Cosa ci insegna Dante a questo proposito?

“In teoria per far bene un lavoro non bisognerebbe fare errori. Ma l’Inferno è il posto degli errori per eccellenza. E più scendi giù più le pene sono severe. Dante in questo percorso ci fa notare cosa sia meglio non fare: in quel canto il team ‘sconclusionato’ è quello dei diavoli Malebranche. Si tratta dei classici diavoli che si trovano nelle malebolge: è lì che Dante e Virgilio incontrano Malacoda, capo dei diavoli, il quale affida loro un gruppo di demoni affinché li scortino nel loro cammino. Solo che dopo un po’ questi diavoli si mettono a litigare: non hanno un obiettivo comune, non c’è una leadership riconosciuta o, quando lo è, è confusionaria, il leader cambia opinione e le varie persone del gruppo seguono di volta in volta quello che dice. Questo crea il caos e mette in evidenza la modernità di Dante. Anche oggi è così: una leadership confusionaria non porta altro che a questo. Malacoda è l’imprenditore che assegna a Barbariccia un team: è il classico non leader che non sa dialogare con i collaboratori, si comporta più da boss che da leader. Questo, nelle aziende, si traduce in una cattiva gestione delle persone che può portare molti ad andarsene. E questo quando succede, ossia quando un capo non è all’altezza e non sa valorizzare le persone, rende evidente il fatto che l’azienda è venuta meno alle sue promesse iniziali”.

Le aziende sono, poi, sempre restie ai cambiamenti, ma gli HR hanno ormai un ruolo sempre più centrale nell’anticiparli oltre che nel cercare di condividerli all’interno delle aziende. Al cambiare sempre hai dedicato un capitolo del tuo libro, il XXV: cosa desumiamo per questo tema dal cammino di Dante?

“Ho fatto del cambiamento una sorta di filosofia di vita sia a livello personale che come imprenditore. E l’ho portata dentro l’azienda, la frase che dico sempre ‘Proprio perché tutto va bene, adesso bisogna cambiare tutto’. Viviamo in un mondo che è completamente diverso, mutevole, anche il settore in cui lavoro lo è, può arrivare qualsiasi competitor, può arrivare una crisi finanziaria, insomma può succedere di tutto. Spesso accade mentre si è impegnati a difendere il proprio orticello così tanto da perdere di vista il disegno originale. Ed è per questo che molte aziende vanno in crisi, continuano a ripetere le stesse cose senza mettersi in discussione. Il dialogo interiore di cui parlavamo prima serve proprio a ciò e serve alle aziende che devono stare attente a dove va il mercato, alle politiche lavorative e cercare di anticipare.

Dante, nel canto XXV, ce lo dice: bisogna cambiare continuamente come ha fatto lui che è stato in grado di affrontare tutti i registri della poesia e che, in questo viaggio, cambierà ancora nel Purgatorio e poi nel Paradiso. In un mondo che muta di continuo bisogna essere pronti ai cambiamenti, accettarli, cercarli, attuarli”.

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